PIL e Podismo

Anche nel podismo, come in una qualsiasi organizzazione umana, esistono i numeri. D’altronde, sarebbe veramente assurdo proporre, qualsiasi organizzazione umana, che non avesse il supporto dei numeri. Ma ve l’immaginate una gara di km… indefiniti? E il ritmo da tenere, sia in allenamento che in gara, senza il riscontro numerico dei minuti e dei secondi? Per non parlare poi dei numeri che contraddistinguono le date delle gare, i km da percorrere per effettuare un lungo oppure un lunghissimo, eccetera eccetera. Insomma, siamo pieni di numeri, bisogna riconoscerlo, molto più delle parole. Semmai, sarebbe il caso di non farsi schiacciare troppo dai numeri, per evitare che per noi, esseri umani e semplici podisti, questo dei numeri non ci trasporti verso una dimensione abbastanza irreale, o esagerata. Prendiamo il caso della FCM (frequenza cardiaca massima).

Per un podista, conoscere la propria FCM significa conoscere i propri limiti, significa comprendere a quanto può spingere la propria cilindrata, attraverso allenamenti mirati e programmati, al fine di migliorare le prestazioni. La prima cosa che lui fa’, e che gli viene detta dall’intera letteratura in materia, è preoccuparsi di come calcolare, appunto, la propria FCM. Esatto, come si fa’?

Innanzitutto, c’è uno schema: FCM negli uomini, 220-l’età; FCM nelle donne, 226-l’età. Però, attenzione, lo schema è di ordine generale e non tiene conto delle variabili soggettive, che molto spesso incidono fortemente.

Olof Astrand dice di sottrarre l’età al valore 220. Così ad esempio, per un podista di 37 anni, si avrebbe: 220-37= 183.

Per Martti Karvonen, bisogna scendere maggiormente nei dettagli. Si deve sommare la frequenza cardiaca a riposo e la percentuale del lavoro: [(220-età-frequenza a riposo)x % lavoro] + frequenza a riposo. Meglio fare un esempio, sempre per un ipotetico podista di 37 anni avente 70% della FCM, 60 battiti a riposo: [(220-37-60)x70/100]+60= 146.

Ma è possibile trarre dall’argomento altre due formule, altre due osservazioni, nel caso si mettano a confronto due podisti di età differenti, poniamo di 37 e 43 anni:

  1. FCM = 208-0,7x l’età. Per un trentasettenne, 208-26= 182;
  2. FCM = 205-0,5x l’età. Per un quarantatreenne, 205-22= 183.

Dal che sembrerebbe emergere un dato indicativo: la “a) è più riferibile a podisti under 40, mentre la “b” lo è per gli over 40.

E poi Fox, Tanaka, Cooper (anche se a dire il vero il test di Cooper inerisce la resistenza e non la FCM…).Insomma, numeri… Numeri necessari, utili, sui quali riflettere, continuamente e con serietà.  Però, ad un certo punto, può venire in mente… il discorso di Bob Kennedy, circa il PIL di una nazione. E la conclusione, il suggerimento, di non farsi prendere troppo la mano dai numeri:

“… Il PIL non tiene conto della salute delle nostre famiglie, della qualità della loro educazione o della gioia dei loro momenti di svago. Non comprende la bellezza della nostra poesia, la solidità dei valori famigliari o l’intelligenza del nostro dibattere. Il PIL non misura né la nostra arguzia, né il nostro coraggio, né la nostra saggezza, né la nostra conoscenza, né la nostra compassione, né la devozione al nostro Paese. Misura tutto, in poche parole, eccetto ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta…”.

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