Correre non è facile, perciò è bello

Correre è piuttosto complicato, lo sanno bene i podisti abituali, quelli che lo fanno tutto l’anno: bisogna allenare la resistenza, la potenza, la velocità…; bisogna aver cura dell’alimentazione, dell’abbigliamento, della postura e via dis-correndo… E bisogna anche sperare che non sopraggiunga all’improvviso qualcosa di inaspettato e di sgradito, come ad esempio un raffreddore…, in grado di stravolgere e di vanificare tutto quello che di buono si era fatto…

Però, a pensarci bene, le cose che ci danno maggiore gioia sono quelle che mettono più a dura prova le nostre capacità. Se correre non fosse così difficile, non si proverebbe quello stato d’animo che rasenta la felicità. Per averne una prova, basta osservare un podista quando è impegnato nella corsa: il suo sguardo denota sofferenza e affaticamento, ma il suo fisico, asciutto e pimpante, tradisce mesi e mesi di applicazione, teorica e pratica, all’esercizio della fatica. Se noi togliessimo la smorfia di sofferenza dal viso del podista, vedremmo soltanto una macchina umana perfetta nel suo movimento forse più naturale. E se facessimo il computo delle ore di “sacrificio” e quello delle ore di “beneficio” che questo stato psico-fisico comporta, troveremmo un bilancio nettamente superiore per quanto riguarda le seconde…

Tutto sta… a “saper soffrire” quando si corre, soprattutto quando lo si fa’ con un certo impegno, sapendo che dopo si trarrà giovamento. In effetti, il corpo umano tende istintivamente al riposo, visto come un momento di “mancata sofferenza”. Solo che poi, se tale momento di mancata sofferenza si protrae, il corpo stesso non “incamera” le sollecitazioni giuste, affinché vengano sollecitate tutte le sue funzioni, e… seguono ore di “affaticamento”, cioè ogni minimo gesto comporta frustrazione e appesantimento.

Ecco perché correre non è facile: si deve fare, in un certo senso, violenza a sé stessi, ignorando quell’istinto di precipitare sulla comoda poltrona (dalla quale per altro si farebbe fatica a rialzarsi), e cercando di tenere testa alla fatica che si compie in tutte le fasi della corsa, dagli esercizi, dal riscaldamento e dagli allenamenti, soprattutto da quelli anaerobici, fatti sempre e comunque, con il caldo e con il freddo, con la pioggia e con l’aria pungente, con il caldo asfissiante e con l’afa irrespirabile…

Osserviamoli i podisti che corrono con impegno… Sui loro volti è stampata la sofferenza, che sembra voglia apparire per quello che è: la dimostrazione che l’intero organismo è concentrato in quell’atto, in quella condizione. Non importa quanto essa durerà, importa che si sappia sopportarla, perché si è consci di essersi allenati per quella situazione. Essi sembrano volerci dire:

 “Fate come noi, perché più grande è la sofferenza, più grande dopo sarà la gioia.”

Sì, correre non è facile, perciò è bello!

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