La fulminante carriera di Marcello Fiasconaro

Andando a spulciare negli annali dell’Atletica Leggera italiana, e nei nostri ricordi giovanili, ci siamo soffermati su di un immenso campione ingiustamente sconosciuto alle nuove generazioni: Marcello Fiasconaro. Adesso, ci rivolgiamo ai nostri coetanei e gli chiediamo di fare in privato un piccolo esperimento: chiedete ad una persona fra i 10 e i 40 anni se conosce, e quello che ha fatto, Marcello Fiasconaro. La risposta sarà, quasi sicuramente, anzi, senza il quasi: “Boh…”

Marcello Fiasconaro, il 27 giugno 1973, all’Arena Civica di Milano, stabilì il record mondiale degli 800m, con il tempo di 1’43”7 (primo atleta a infrangere la barriera di 1’ e 44”, migliorando il precedente record di quasi un minuto), tuttora record italiano. Stiamo parlando di 46 anni fa! In tutto questo tempo il record ha resistito agli attacchi di Giuseppe D’Urso (1’43”95, Roma, 1996), di Andrea Benvenuti (1’43”92, Monaco, 1992), di Donato Sabia (1’43”88, Firenze, 1984) e, soprattutto, di Andrea Longo (1’43”74, Rieti, 2000) senza sortire l’effetto di rinverdire la memoria degli italiani per quello che fu un risultato davvero prestigioso che diede lustro all’intero movimento dell’atletica leggera italiana. Nel resto del mondo, invece, dove vige una considerazione molto differente “rispetto al rispetto” che si deve alla “regina degli sport”, il record venne battuto tre anni dopo da un altro grande atleta, dal cubano Alberto Jantorena, alle Olimpiadi di Montreal (1’43”4).

Ma chi era come atleta, e chi è oggi, Marcello Fiasconaro? Viveva in sud Africa e giocava a rugby. Il suo allenatore gli fece provare, per diversificare gli allenamenti, la corsa su pista. Un giorno si trovò a gareggiare nella gara di staffetta 4×400 per sostituire un atleta che si era infortunato, e stupì tutti. Per farla breve, venne in Italia e stabilì subito il record italiano sui 400m (45”49, Helsinki, 1971) battuto “solo” nel 1992 da Marco Vaccari, a Rieti (45”47). Sembrava mancasse di una certa velocità iniziale, in questa gara, per cui dirottò sul doppio giro di pista, dove poteva reggere meglio la sua portentosa falcata, avendo una notevole capacità di mantenere la resistenza alla velocità. Si dice che i suoi allenamenti fossero, per la potenza aerobica, 10 km a 3’ e 30” e per la resistenza alla velocità (potenza anaerobica), prove intervallate così distribuite: 8x150m , tra 16” e 17”; 4x300m, tra 33” e 35”; 12x300m, tra 41” e 42”. Allenamenti durissimi, come si vede, e non sorprende che non tutti i suoi compagni di squadra (Cus Torino) volessero allenarsi con lui…

Quel giorno, quello del primato del mondo (Milano, Arena Civica, 27 giugno 1973, ore 22,30), l’Italia gareggiava contro la Cecoslovacchia. Il favorito della gara era Josef Planchy, che aveva corso due finali olimpiche e che aveva un ottimo spunto finale. Fiasconaro e il suo allenatore decisero per una conduzione di gara che fosse molto veloce fin dalla partenza, per costringere Plancy a perdere energie preziose che lo avrebbero costretto a non poter effettuare il suo temibile sprint finale. Fiasconaro passò al primo giro in 51”: velocissimo! Ma Planchy gli restò attaccato…, ed allora Fiasconaro continuò col suo ritmo forsennato. A 150m dall’arrivo Planchy crollò e Fiasconaro, incurante e indomito, stabilì il record del mondo!

Forse, la ragione per la quale Marcello Fiasconaro non è rimasto nella memoria collettiva degli italiani è perché la sua carriera, purtroppo, ebbe breve durata, rispetto ad esempio ad un Pietro Mennea, capace di restare sulla scena per un ventennio. Infatti, i suoi tendini si rivelarono più fragili dei suoi muscoli e della sua volontà, per cui  dopo pochi anni dovette abbandonare la carriera agonistica e ritornò in sud Africa, dove ancora svolge un importante lavoro di rappresentanza presso un noto marchio sportivo.

Palmares di Marcello Fiasconaro: 8 record nazionali; 5 titoli italiani; una migliore prestazione mondiale indoor (400m, 46”1); record mondiale 800m.

 

 

 

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