Come gestire la discontinuità

Ci sono podisti che si sentono un po’ esclusi dal normale contesto sportivo, da quello comprendenti atleti che si allenano regolarmente, magari con tabelle specifiche, abbigliamenti tecnici e orari prestabiliti, che programmano le gare a cui partecipano, che possono vantare un palmares di risultati e che pontificano dall’alto della loro notevole esperienza. Hanno come la sensazione di essere diversi, fuori luogo, in un mondo che richiede, oltre alle solite cose (impegno, sacrifici, determinazione) soprattutto quello che a loro manca: la regolarità. Allora, si rassegnano ad assumere nei riguardi della corsa un approccio meno professionale, non standardizzato, contrassegnato da allenamenti episodici e rilassati, nella convinzione che la corsa, almeno per loro, vada interpretata in questo modo, accontentandosi delle gratificazioni che, comunque, derivano da un tale comportamento come, ad esempio, far parte di un gruppo ben assortito di amici, con i quali allenarsi e gareggiare ogni volta in allegria.

Eppure un modo ci sarebbe, se sotto sotto alligna ancora qualche velleità cronometrica (e l’età, almeno quella podistica, non è elevata) di raggiungere obiettivi e risultati ragguardevoli: gestire la discontinuità, prevederla, programmarla, effettuarla. Vediamo come.

Per prima cosa bisogna sfatare il tabù che i programmi di allenamento debbano sempre essere settimanali. Noi abbiamo una considerazione dei periodi temporali troppo costringenti, dovendo regolare le nostre esistenze necessariamente in base a certe scadenze e necessità. Abituati a questo modo di vivere, contiamo i mesi in settimane e la settimana è il nostro paradigma esistenziale. Ma per la corsa possiamo permetterci di divagare. Porremo l’allenamento base del podista “discontinuo” nell’ambito dei 15 giorni, chi ce lo impedisce? Così, in un arco temporale più ampio della semplice settimana avremo modo di inserire, con calma, tutti i tipi di allenamento che ci occorrono. Faremo una distinzione solo fra la 10 e la 21 km rispetto alla maratona. Cioè, mentre per le prime due i giorni occorrenti saranno 6 (3+3), per la seconda saliremo a 8 (4+4). Ma vediamo nel dettaglio, o meglio, abbiamo detto di non essere parossistici…, avviciniamoci con un misto di curiosità e di interesse a quella che potrebbe risultare un’utile considerazione.

Nel caso di 6 allenamenti quindicinali, quindi di 3 settimanali, bisogna inserire nel periodo gli allenamenti di corsa lenta, di corsa media e di corsa veloce. Ovviamente, altrimenti non daremmo al nostro organismo gli stimoli giusti. Ma il problema, problema per modo di dire, è la corsa veloce: come considerarla? Progressiva? Ripetute? Fartlek? Variazioni? Interval Training? Propendiamo di dare spazio a due sedute di velocità, una di progressivo e un’altra di ripetute, rispetto a quelle delle altre, perché il progressivo tutto sommato è una corsa continua, quindi non è in ogni caso una corsa noiosa; e le ripetute, pur costituendo un tipo di allenamento severo, tuttavia si può fare una volta in 15 giorni, diamine! Ci parrebbe strano che ad un podista, sia pure “discontinuo”, venisse in uggia di correre seriamente almeno una volta ogni 15 giorni. Inoltre, proprio le ripetute costituiscono secondo noi l’elemento fondamentale per chi voglia velocizzare il proprio ritmo; e le gare di 10 km, ma anche quelle di 21 km, impongono quasi di velocizzare il ritmo. E non dimentichiamoci che ci stiamo rivolgendo a podisti che serbano ancora delle velleità. Ma come fare queste ripetute? O da 1000m, o da 400m, con recupero da 3’ e 2’, svolto a ritmo della corsa defaticante. Quante? Almeno 7/8 quelle di 1000m e una dozzina quelle di 400m. La varietà del numero, dipende dal soggetto interessato e dal grado della sua “voglia” d’impegnarsi.

La corsa lenta sarà meglio praticarla su di un percorso leggermente ondulato, così da permettere un minimo di sollecitazione anche in una seduta tutto sommato rigenerante. Magari il percorso che si presenta con tratti pianeggianti più lunghi sarà scelto quando si dovranno effettuare i lavori del percorso misurati in precedenza. In definitiva, si seguirà questo schema:

Allenamento quindicinale – 3 gg a settimana- CL, CM, Progr. – CL , Rip., CL.

Nel caso si voglia preparare una maratona, con i medesimi criteri di cui sopra, allora nei 15 giorni stabiliti, si dovranno inserire due allenamenti in più, da far coincidere con le domeniche e le sedute di fondo lento. Inoltre, poiché per correre la maratona si corre al ritmo della corsa media, si dovrà eliminare la seduta delle ripetute, sostituendola con un’altra di corsa media, realizzando questo schema:

Allenamento quindicinale – 4 gg a settimana – CL, CM, Progr., Fondo – CL, CM, Progr., Fondo.

Tutti i podisti sanno come comportarsi per quanto riguarda eventuali gare a cui partecipare. Per quanto riguarda la “discontinuità”, essa deve riservarsi solo agli allenamenti, mai alla puntualità della partecipazione, se non altro per non perdere il piacere di stare con gli amici. Questo per le gare di 10 e di 21 km. Un discorso a parte, come al solito, spetta alla maratona: poiché è davvero indispensabile effettuare gli allenamenti di fondo, le gare domenicali non dovranno essere troppo frequenti, anzi sarebbe opportuno negli almeno 3 mesi che precedono l’avvenimento, non si facessero affatto. Valuti il singolo podista…, dall’alto della sua “discontinuità”…, il da farsi!

 

 

 

 

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