Avete presente il cacomela?

Cominciamo subito dal nome… Si dice “cacomela”, “caco mela”, “cachi mela”, “melacaco”, o altro? Atteniamoci al “cacomela”, con i due frutti… attaccati, come sembra valga per la maggior parte degli usi, da quello che si legge e che si sente. D’altronde, Giulietta lo dice al suo Romeo, a proposito della rosa, che se questa si chiamasse anche in altro modo, profumerebbe lo stesso. Quindi, vada per “caco mela” e non se ne parli più. O meglio, parliamo per altri motivi, per conoscere un po’ meglio questo frutto dalle buone proprietà, alcune delle quali sorprendenti.

Intanto, il cacomela si distingue dal frutto maggiormente noto, per la mancanza di tannino, cioè di quella sostanza che procura, se mangiato non maturo, quel fastidiosissimo sapore amaro (che a Napoli si dice “attaccuso”) e astringente. Ne conserva, invece, tutte le caratteristiche zuccherine ed energetiche, oltre a tutte le altre relative alle proprietà alimentari. Ma facciamone, come al solito, un rapido riepilogo dei suoi contenuti in 100 grammi di prodotto:

  • Energia, 65 Kcal
  • Acqua, 80 g
  • Fibre, 3 g
  • Glucidi, 16 g
  • Lipidi, 0,3 g
  • Proteine, 0,6 g
  • Sali (calcio, fosforo, potassio, sodio)
  • Vitamine (A, C)

Il cacomela si consuma appena colto, perché non ha bisogno di ulteriore maturazione e la sua polpa si può tagliare tranquillamente (dato che non contiene semi) a fette, proprio come una mela. Qualcuno, a causa della mancanza di tannino e della conseguente capacità astringente, può pensare che il cacomela potrebbe produrre fenomeni di stipsi (in particolare, soprattutto nelle persone predisposte). Ma non è così: l’abbondante presenza di fibre scongiura del tutto questa spiacevole evenienza.

Infine, una caratteristica che lo rende ulteriormente gradito: non contiene lattosio e glutine, per cui può essere consumato dagli intolleranti al lattosio e dai celiaci. Buono a sapersi.

 

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