Correre sulla sabbia

I podisti che d’estate vanno al mare si pongono, inevitabilmente, il dilemma: correre sulla sabbia, sì o no? Essi sono indotti alla risposta affermativa, dal momento che corrono quasi tutti i giorni dell’anno, anche a costo di sottrarre del tempo alla famiglia, e allora perché non dovrebbero farlo adesso che non hanno problemi di sorta e che, in più e per fortuna, si trovano al cospetto della bellezza della natura? Infatti, più che di “dilemma”, sarebbe meglio parlare di… “tentazione”. Ma, proprio perché si tratta di tentazione, conviene fare qualche ragionamento preventivo, valutare nel complesso la situazione e soppesare alcuni dati che ci permettiamo di segnalare.

Innanzitutto, un rilievo a carattere generale. La sabbia è una superficie morbida e per tanto riduce l’impatto dell’appoggio a beneficio delle articolazioni che viceversa subiscono sulle superfici dure lo stress che ogni podista ben conosce, ergo, infortuni che ha patito nel passato. Però, i piedi per così dire vi affondano e quindi mentre da un lato c’è un beneficio per la fase dell’impatto dall’altro si verifica un supplemento di carico di muscoli e tendini deputati per quella della spinta. Sia che la sabbia sia abbastanza sottile oppure profonda c’è sempre questo particolare da tenere presente. Non bisogna trascurarlo, perché le fasciti plantari, le sindromi tibiali, tendine di Achille, eccetera, sono dietro l’angolo… Né si può ovviare, pensando di correre sulla battigia, sabbia maggiormente compatta, perché è una superficie “obliqua”, “pendente”, ed i problemi potrebbero perfino risultare superiori ai precedenti.

Cosa fare, allora, di fronte ad una spiaggia così invitante…? Tutti i podisti conoscono i benefici del correre vicino al mare, respirando lo iodio; e il farlo perfino sulla sabbia, sulla spiaggia… Intanto, correre al mattino presto o all’imbrunire? Farlo con le scarpette o a piedi nudi? Vediamo…

Al mattino presto è da preferire. D’estate tutti fanno un po’ tardi…, di sera…, e anche al risveglio… per cui al mattino la spiaggia è quasi deserta. Naturalmente, si sceglierà un tratto di spiaggia che sia il più possibile rettilineo, non profondo e privo di asperità. Correre a piedi nudi sarebbe bello, si aumenterebbe il grado di propriocettività, ma in questo caso i minuti di allenamento dovrebbero essere drasticamente ridotti rispetto alle abitudini. Diciamo che se solitamente si corre per un’ora,adesso il tempo complessivo da dedicare all’allenamento si dovrebbe dimezzare. Meglio dunque correre con le scarpette, che non siano troppo pesanti (non dobbiamo fare un trail…), anche perché l’allenamento, oltreché dimezzato nel tempo, nella fattispecie dovrebbe privilegiare tratti di corsa a ritmo variabile, corsa sciolta, e comunque lenta, nell’enfatizzare il gesto corretto, cose alle quali per altro il podista è già abbastanza aduso.

Naturalmente, tutte queste considerazioni valgono se non è in programma alcuna partecipazione a gara estiva. Se così non fosse, si dovrà evitare l’inevitabile appesantimento che il correre sulla sabbia comporta, oppure limitarlo solo a qualche sporadico allenamento, svolto comunque ad almeno tre o quattro giorni dall’impegno agonistico.

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