La risposta del corpo dopo un periodo di stop

Non per fare l’uccellaccio del cattivo augurio…, ma i podisti abituali vanno soggetti a tutta una serie di infortuni, piccoli e grandi. E’ una realtà, spiacevole quando si vuole, ma che riserva tuttavia a chi la sa interpretare una buona opportunità di accrescimento delle proprie competenze podistiche. Approfondiamo un poco l’argomento, ben inteso, facendo… i debiti scongiuri.

I periodi di stop possono essere brevi, medi o lunghi, e possono riguardare le ossa, i muscoli o le malattie ricorrenti, quali quelle di natura influenzale. Per cui sarebbe meglio sempre distinguere le patologie che costringono al forzato riposo, come ad esempio un intervento chirurgico, per dare corso alla migliore terapia possibile. Ad ogni buon conto, precisiamo subito che qualunque sia il periodo di stop, di pochi giorni o di molti, gli effetti allenanti nel frattempo acquisiti, svaniscono un po’ dopo una settimana, ma del tutto dopo due. Fermo restando che ogni podista ha una sua macchina del tutto soggettiva e che nessuna regola, mai, deve ritenersi assolutamente perentoria, è bene addentrasi con una certa cautela in un ambito dove è facile confondersi.

Proprio questo aspetto, eminentemente soggettivo, induce a consigliare che durante i giorni di sosta, sia meglio rispettare gli orari e i pasti abituali, per non stravolgere del tutto le situazioni giornaliere. Se l’impedimento non è invalidante, ad esempio, si possono parzialmente utilizzare i minuti che si dedicavano alla corsa agli esercizi, in modo tale da occupare il tempo in una valida alternativa atletica, che può essere anche considerata “compensativa”, per tutte le volte che la pigrizia ci ha impediti di praticala. D’altronde, nei casi di infortuni muscolari, gli esercizi servono a ripristinare gli interi distretti, come quando, avendo un problema al retro coscia, si potenziano i muscoli anteriori e quelli dei glutei.  

C’è un particolare forse sorprendente da considerare, nell’ambito di una ripresa degli allenamenti dopo un periodo di stop, sia esso di breve o di lunga durata. Quando si ritorna a correre, ci si trova indubbiamente in una situazione di freschezza atletica, poiché l’organismo, in tutte le sue componenti, lesionate o no, ha comunque riposato. Per tanto, è bene fare attenzione a questo stato e non sbilanciarsi troppo nel considerare felicemente conclusa la parentesi negativa. Quindi, soprattutto in questo caso, cautela…

Pensiamo sia possibile indicare, giusto per dare un’indicazione di massima, il periodo breve in una settimana, quello medio in due e infine quello lungo in un mese. La ripresa dopo il periodo breve sarà contrassegnata da due giorni di corsa lenta, quello medio da quattro giorni e quello lungo da una settimana. Bisogna fare attenzione soprattutto ad ascoltare i segnali che arrivano dal corpo dopo una ventina di minuti che si è incominciato a correre; diciamo i minuti che corrispondono grosso modo ai nostro solito tempo che dedichiamo alla fase del riscaldamento. Ovviamente, la causa del malanno che ci ha costretti alla sosta forzata, sarà oggetto della massima attenzione: ad ogni passo, ad ogni appoggio, bisognerà verificare se tutto avviene con fluidità, che la corsa si dispieghi e si sciolga nella sua naturale fisiologica condizione. Se dopo i primi minuti di corsa lenta, ripetiamolo, fatti al ritmo al quale si è abituati nella fase soggettiva del riscaldamento, si avverte ancora il fastidio, anche lieve, allora vuol dire che la ripresa, molto probabilmente, è stata affrettata. Ma nel caso che la corsa proceda bene, comunque, è consigliabile che sfiori l’ora, non che la superi. Successivamente al periodo di ripresa degli allenamenti, due giorni quattro o sette, a seconda dell’impedimento sopportato, subentreranno alternativamente dei blandi allenamenti di corsa media e di mini progressivi, per saggiare le reazioni dell’organismo.    

Nel caso che la sosta sia stata inevitabilmente prolungata oltre il mese, il discorso è chiaramente molto diverso. I giorni di corsa lenta salgono a 15, dopodiché si potrà inserire qualche allenamento di “timida” corsa media e/o “piccolo” progressivo, in un’ambito complessivo di tempo non superiore all’ora di corsa.

Poi ognuno, ripetiamolo ancora una volta, sarà… arbitro del proprio destino!

 

 

 

 

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