Quando il podista è costretto a fermarsi

Ogni podista, si sa, correrebbe all’infinito…, ma non si può; qualche volta i casi della vita, podistica o familiare, lo costringono a fermarsi. E’ perfino inutile ricordare i motivi che spingono il podista a non correre, perché vanno dal “semplice” infortunio, all’improvvisa insorgenza di una malattia di tipo influenzale, fino ad arrivare a considerare i problemi di ordine familiare e lavorativi, quali un impegno inderogabile sia pure transitorio o un cambiamento di orario di lavoro. Sì, d’accordo, ma nessuno ha pensato di consolare il povero podista in questo frangente… Allora, ci pensiamo noi, sperando di essergli di una qualche utilità, o per lo meno di una qualche parziale consolazione.

La prima cosa che ci piace segnalare, fra l’ironico e il serioso, è che qui si parla di “fermata”, non di “sosta”. E’ un po’ come per le linee dei trasporti pubblici: ci sono le “fermate”, tappe intermedie di un tragitto, e le “soste”, quando il mezzo viene riportato in deposito. Quindi, la “fermata” del podista, sia chiaro per lui e… per chi gli vive attorno…, è da intendersi come un impedimento assolutamente temporaneo della corsa, nulla di più.

Ora, può accadere che il podista sia costretto a fermarsi per un infortunio; e qui dipende dalla patologia da cui è stato colpito e dalla terapia che deve seguire. Oppure, come si diceva, che il suo non poter correre dipenda da problemi familiari o lavoratori. Ebbene, lo diciamo comunque a beneficio di ogni tipo di problematica, il fermarsi per una settimana, per il podista, non implica nessuna particolare difficoltà, sia in ordine alla tenuta atletica che al tanto temuto aumento di peso. Infatti, se si è costretti a stare fermi per un’intera settimana, l’organismo conserva in modo perfetto tutte le sollecitazioni che gli abbiamo trasmesso attraverso gli allenamenti precedenti (gare comprese). E se per riuscire ad ottenere prestazioni che vadano ad acquisire le nostre migliori capacità, i nostri migliori adattamenti fisiologici, sono occorsi mesi e mesi di corse specifiche, come potrebbero sette miseri giorni vanificarli? Solo nel caso si fosse costretti, in un modo o in un altro, a superare i dieci giorni di riposo forzato, si dovrebbe prendere in seria considerazione l’eventualità, in verità molto plausibile, che l’organismo cominci a perdere di “reattività”, in mancanza degli stimoli fisiologici che la corsa comporta; e che, nel contempo, la stessa mancanza di stimoli fisiologici renda possibile un inizio di accumulo dei grassi, altra “tegola” incombente, in grado di “appesantire” ulteriormente la situazione.

Quindi, la prima cosa che deve fare il podista che è costretto a fermarsi è sapere di quante settimane dovrà fare a meno di correre. Se deve rassegnarsi ad un periodo di tempo che superi le due settimane, allora sarà meglio si prepari un vero e proprio programma alimentare, tanto per incominciare. Questo a prescindere, sia che si tratti di un infortunio, sia che si debba modificare drasticamente le proprie abitudini, per motivi lavorativi o familiari. Altra cosa da prendere in seria considerazione è quella di crearsi una sorta di “tappabuchi”… Spieghiamo meglio. Correre quasi ogni giorno significa, mentre ci si prepara a farlo, mentre lo si fa’ materialmente e mentre si va’ sotto la doccia, vuol dire impegnare almeno un paio di ore della nostra giornata. Ecco che bisogna che il “mancato podista temporaneo” sappia trovare come impegnare il suo tempo con un’altra occupazione. Se l’impedimento alla corsa è dovuto ad infortunio, al forzato riposo potrebbe associarsi, facciamo qualche esempio, la lettura o comunque un hobby “sedentario”, come la visione on line di film del passato che si ha voglia di rivedere. Se invece la “fermata” è dovuta a motivi che non riguardano difficoltà fisiche, allora si potrebbero sostituire le sedute di corsa, tutte le volte che fosse possibile, con “sedute” di esercizi. Insomma, mai restare del tutto inattivi, altrimenti può subentrare disadattamento e nervosismo; che ognuno sappia trovar un “diversivo”, nella misura della sua particolare specificità e disponibilità.

La corsa, si sa, è una dipendenza e, come tutte le dipendenze, farne a meno è doloroso. Però, almeno, il podista costretto a fermarsi sa che non deve affatto disintossicarsi e rinunciarvi del tutto: deve solo avere la pazienza di aspettare un poco…, nel miglior modo possibile.

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