La corsa è una matematica

Fra le tante cose che si dicono, o che si possono dire, sulla corsa è che, alla fine dei conti, cioè quando un podista si ritrova alla partenza di una gara, la sua prestazione finale è già… stata scritta! Nel senso che la gara, fatta eccezione per gli eventuali accadimenti particolari sempre in agguato nella corsa così come nella vita, non è altro che il risultato di quanto fatto in precedenza: la corsa è una matematica.

“Corre” però l’obbligo di fare qualche precisazione. Colui che si presenta ai nastri di partenza è sempre un podista che ha sperimentato e fatto proprio un certo modo di correre che non esula da un insieme di componenti, fisiche e psicologiche, senza le quali non può per così dire misurarsi. Cioè, la corsa è matematica, sì, ma sempre e solo dopo che ad un atleta si applica una certa dimensione la quale si basa su di una ben individuabile esperienza sportiva, fatta di allenamenti e di gare, e che costituisce una sua “storia” personale.

Se si corrono le ripetute di 1.000 metri (8×1000), poniamo, a 3’ e 30” (con recupero di 3’).

In una 10 km, bisogna aggiungere un 5” al km, per cui il risultato finale sarà di 36’ circa.

In una 21 km, bisogna aggiungere un 10”, per cui il risultato finale sarà di 1h e 18’ circa.

In una maratona, gara che si affronta al ritmo di corsa media, in questo caso a 4’ al km, il risultato finale sarà di 2h e 48’ circa.

Qualche problema “interpretativo” si pone, però, nei riguardi dei podisti che per motivi vari non si allenano regolarmente e, quindi, le loro prestazioni si prestano ad oscillazioni. Tuttavia, vorremmo poter dare ugualmente qualche “dritta”.

Se si corre una 10 km in 40’, significa che:

Le ripetute di 1.000 metri (non meno di 6×1000) vanno corse a 3’ e  50”  (con recupero di 3’ e 30”).

In una 21 km, il risultato sarà dato dal doppio del tempo ottenuto sui 10 km più 10’: 1h e 30’ circa.

In una maratona, affrontata a ritmo medio di 4’ e 30”, si concluderà la prova in 3h e 10’ circa.

A questo tipo di podista però, alquanto “indipendente” da certi canoni improntati alla regolarità, può capitare di non mantenere in gara un ritmo regolare, proprio perché non ha potuto maturare una buona esperienza in proposito. Ecco, noi vogliamo rivolgerci, con affetto e sollecitudine, anche a costoro ai quali comunque va’ tutta la nostra ammirata approvazione. Sàppiano dunque che se passano in una maratona al cosiddetto giro di boa, devono aggiungere 15’ per sapere il tempo che alla fine riusciranno  a terminare la gara (21 km, tot. Tempo + 15’ = risultato finale).

Esistono anche podisti “sofisticati”, molto attenti ai particolari e in un certo qual modo veramente “matematici”. Costoro sanno, ad esempio, che migliorarsi di 5” in maratona, comporta un guadagno di 7’ finale. Ora, 5” al km sono pochi, ma calcolati per 42 volte… E sanno anche alcune cose che ai podisti “normali” sfuggono completamente… Come quella che vuole il 12° km di una qualsiasi gara…, senza secondi! Andate a verificare; a qualsiasi ritmo al km voi corriate, giunti al 12° km sul vostro display vedrete solo minuti e non secondi. Eccovi una scaletta esemplificativa:

 3’30”=42’     3’40”=44’     3’50”=46’     4’05”=49’     4’15”=51’     4’35”=55’     4’50”=58’

Il numero 12 deve possedere una forma di magia… matematica. Se lo raddoppiamo, 24° km, ritroviamo l’identica caratteristica dei minuti senza secondi:

3’30”=1h24’     3’40”=1h28’     3’50”=1h32’     4’05”=1h38’     4’15”=1h42’     4’35”=1h50’

E se aggiungiamo altri 12 km ai 24 appena esaminati (quindi 36), otteniamo l’identica situazione… numerica:

3’30”=2h6’     3’40”=2h12’     3’50”=2h18’     4’05”=2h27’     4’15”=2h33’     4’35”=2h45’

Rilievi cronometrici “secchi”, in una tabella maratona, ne esistono di svariati, ma quelli relativi al numero 12 sono veramente singolari e non si ritrovano in nessun’altra colonna.

Prendiamo il caso se fossimo presi da un’insana curiosità per “l’ora di corsa”, un parametro di riferimento sempre interessante per qualsiasi podista che abbia ambizioni cronometriche. Il ritmo più veloce sarebbe quello di 3’45”= 16 km (sorvolando su quello di 3’20”=18 km). Più abbordabile per noi comuni mortali e podisti sembra essere quello di 4’00” = 15 km (che comunque è un bel viaggiare). E solo per un mero calcolo statistico, chiudiamo la “sagra” dell’ora di corsa con un ritmo corsa comunque rispettabile: 5’00” = 12 km.

Qualcuno, a questo punto della lettura (se ha avuto la forza di continuarla) si chiederà: e per le due ore? Eccoli accontentati.

Sorvolando sempre sul 3’20” (= 36 km), le due ore “secche” le ritroviamo puntuali al 3’45”=32 km; e poi, ancora una volta, al 4’00” = 30 km; per proseguire, infine, al 5’00” = 24 km.

E le tre ore? No, basta…, anche perché ricordiamo di quella volta (Maratona di Salerno 2007) che la preparammo per correrla al ritmo di 4’ e 30” e, infatti, ci ritrovammo al 30° km in 3h 00”. Perfetto; avevamo rispettato alla lettera, anzi al secondo, la tabella. Ma poi, per arrivare allo stadio, dove era situato il traguardo, il percorso era quasi tutto in salita e… così… ci scoraggiammo (non si dovrebbe mai permettere ad una maratona di concludersi in salita…), concludendo quasi passeggiando in 3h e 12’…

In conclusione, lo abbiamo detto e crediamo, se non di averlo dimostrato, almeno di avervelo fatto cominciare a pensare: la corsa è una matematica.

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