La piramide nella dieta mediterranea

Agli inizi degli anni 90, negli USA, si diffuse una ricetta alimentare sotto forma di piramide. In essa si raffiguravano, e si suggerivano, i principi alimentari corretti per sconfiggere l’obesità’, il diabete, l’infarto, eccetera. Come immagine rappresentativa era stata scelta la piramide, perché in essa è ben visibile l’area ristretta che si trova al vertice della figura, per cui gli alimenti che via via trovavano spazio in alto erano da consumarsi in maniera limitata rispetto a quelli che partivano dalla base, viceversa da privilegiare nell’assunzione.

Ma al mondo intero non sfuggì, specialmente a noi italiani non sfuggì, che la dieta proposta altro non era che quella… dei nostri padri…, la vecchia, cara e salubre “dieta mediterranea”… L’unica differenza, che dai nostri antenati era stata per motivi di forza maggiore trascurata, consisteva nel fatto che alla base di questa “innovativa” piramide erano posti degli sportivi in movimento. Cioè, si ribadiva che l’esercizio fisico doveva considerarsi la base di una qualsiasi  piramide alimentare.

Vogliamo ricordarla in concreto questa dieta mediterranea dei nostri bisnonni? Essa era costituita da verdura e frutta, da pesce e da olio di oliva. Il pane era davvero integrale e  non, come succede ai nostri giorni, da farina molto raffinata. La pasta e le carni rosse erano assunte raramente (in modo particolare le carni…). Lo zucchero, poi, era venduto per pochi grammi per volta, perché solo i ricchi, o quasi, potevano permetterselo. Erano altri tempi, d’accordo, molto più difficili. Ma certamente non era simile a quella che adesso vige e che vogliono farci credere che sia una riproposizione. L’attuale è molto più abbondante per quanto concerne la quantità di pasta, pane, riso, patate e… merendine. Tra l’altro, questi alimenti determinano l’innalzamento nel sangue dei trigliceridi (che “stimolano” le malattie cardiocircolatorie) e l’abbassamento dell’HDL, cioè del cosiddetto “colesterolo buono”.

Procediamo dunque all’illustrazione della dieta mediterranea attuale, che trae origine da quella originaria nel bacino del mar Mediterraneo e che noi italiani, per secoli e per costrizione, abbiamo seguito, non immaginando neanche lontanamente che era la migliore dieta possibile del mondo.

Primo gradino (la base) – Attività fisica giornaliera.

Secondo gradino (esteso quasi come la base) – Cereali, pane, pasta.

Terzo gradino (comincia a restringersi, ma è ancora ampio) – Legumi, frutta, verdura.

Quarto gradino (centro della piramide) – Olio di oliva, mandorle, noci.

Quinto gradino (comincia a restringersi, consumo non abbondante) – Lette, formaggi.

Sesto gradino – Pesce.

Settimo gradino  – Carni bianche.

Ottavo gradino – Uova.

Nono gradino – Dolci.

Decimo gradino – Carni rosse.

Un’ulteriore classificazione possiamo farla fra “consumo giornaliero” e “consumo settimanale”. Nel novero del primo vanno inseriti i gradini 2, 3, 4 e 5, mentre nel secondo troviamo 6, 7, 8 e 9.

Forse, il problema della confusione alimentare a cui assistiamo dipende anche dalla confusione che si crea nei “luoghi di approvvigionamento”, una volta le botteghe, oggi i supermercati: una volta si comprava il necessario, oggi purtroppo anche il superfluo.

 

 

 

 

 

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