Guardo con sospetto, guardo con rispetto

Guardo con sospetto, a chi pratica il podismo per mettersi in mostra, per avere proscenio, oggi si dice “visibilità”; guardo con rispetto, invece, a chi lo pratica per un’insopprimibile esigenza di libertà e di respirare finalmente stando un po’ all’aria aperta, a contatto con gli altri e con quello che rimane degli elementi naturali, fisici e mentali.

Guardo con sospetto, a chi pratica il podismo guadagnandoci qualcosa, soldi o altre “utilità”, come si dice per i capi di imputazione per coloro che si rendono corrotti; guardo con rispetto, invece, a chi “spende” nella sua passione “tempo e denaro”, convinto di non sottrarlo a sé stesso e ai suoi cari, perché pienamente responsabile e consapevole del suo stile di vita.

Guardo con sospetto, a chi considera gli altri che corrono come “falsi amici e veri nemici”, da non tenere in giusto conto se non nel superarli in ambizione e bramosia; guardo con rispetto, invece, a chi considera gli altri che corrono come dei “veri amici e validi avversari” accumunati nella comune passione per la corsa, utili a divenire stimoli per essere migliori, “in campo e fuori”.

Guardo con sospetto, a chi s’inventa nel podismo una qualche forma di attività professionale, per poterci lucrare, anche se non apporta benefici al movimento; guardo con rispetto, invece, a chi è riuscito a comprendere di poter fornire un servizio al podismo, senza il quale non si potrebbe ormai più fare a meno, e continua la sua attività con la soddisfazione di aver fatto un qualcosa di valido e importante per sé e per gli altri.

Guardo con sospetto, a chi partecipa alle gare, per procacciarsi una sorta di spesa domenicale pur senza andare al supermercato; guardo con rispetto, invece, a chi partecipa alle gare con il fremito di dare un senso, sportivo ed etico, alle sue lunghe giornate di allenamento.

Guardo con sospetto, a chi arriva sorridente al traguardo, con le braccia e le labbra spalancate come per dire che si è capito tutto, che l’importante è sorridere alla vita, che è sempre bella e rassicurante e che non vale la pena di angustiarsi per ogni situazione, anzi, che la corsa serve proprio a questo: a superare e a “sorvolare” le difficoltà; guardo con rispetto, invece, a chi arriva al traguardo con il fare trafelato e il viso stravolto, come di chi s’impegna nella vita e in tutto quello che fa’, con ardore e sentimento, nella considerazione che è nell’impiego totale delle proprie possibilità che l’essere umano traccia i confini tra un’esistenza piena ed una incolore, fra l’assaporare e lo scoprire i limiti della propria individualità al cospetto del mondo intero che, in un certo qual modo, lo elevano alle vette dell’universo.

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