Dura, la contrattura

Con un puerile espediente espressivo, si potrebbero usare sia l’aggettivo che il verbo per parlare della contrattura, la quale di fatto è un inconveniente da non trascurare e che può protrarsi per tanti interminabili giorni. Cosa sia una contrattura, lo sanno purtroppo tutti i podisti, però sono molti quelli che vogliono credere che nel loro caso si tratta soltanto di affaticamento muscolare. Invece, la contrattura è “dura”, in tutti i sensi. Intanto, cos’è in concreto?

La contrattura, in effetti, non è altro che un atto “difensivo” del muscolo, che si “contrae”, cioè rinuncia  alla sua solita elasticità, per l’avvenuta impossibilità di compiere la funzione. Le cause sono due, o la stanchezza sopravvenuta (eccessivo carico), o un improvviso movimento brusco (variazione di ritmo). Le cause possono anche “raddoppiare”, nel senso che possono aggiungersi una natura meccanica (difetto di postura) e un’altra metabolica (di tipo organico). Ma è comunque l’eccessivo carico ad innescare quello che è un vero e proprio “meccanismo di difesa” del muscolo.

Quando però il podista “in-corre” in una contrattura, cosa deve fare? Innanzitutto, deve saperla distinguere dal crampo. La prima, lascia una traccia abbastanza silente, che “consiglia” a chi la sa ascoltare d’interrompere l’allenamento; il secondo, si rivela con un dolore assai marcato che “obbliga” il malcapitato a fermarsi senza indugio. Constatato ciò, i giorni di riposo vanno dai 7 ai 10, che soprattutto nei primi due devono essere assoluti, “rotti” solo da qualche applicazione di ghiaccio sulla parte interessata…, se proprio si vuole fare qualche cosa. Dopodiché, si può passare a qualche massaggio decontratturante, per favorire la vascolarizzazione delle fibre lesionate, magari con farmaci antinfiammatori e miorilassanti. Sono utili anche interventi di elettroterapia o di ionoforesi. Ma se dopo 10 giorni la contrattura non si risolve, allora è consigliabile sottoporsi ad una visita specialistica, al fine di accertare qualche patologia latente.

E cosa farà il podista reduce dalla contrattura alla ripresa degli allenamenti? E qui casca l’asino…, nel senso che non dovrà dimenticare quello che gli è successo e dovrà fare tesoro della sua ultima esperienza. Ecco che quindi metterà molto scrupolo nella fase del riscaldamento, da considerare a tutti gli effetti una parte fondamentale della sua seduta giornaliera di allenamento, non come quella cosa che “si deve fare per forza”. Poi, prima di effettuare una corsa impegnata, sia in velocità che in chilometraggio, dovrà essere assolutamente preparato a farla, senza nessuna improvvisazione. Inoltre, a ragione della stagione in cui corre, per meglio dire, della temperatura esterna, dovrà avere la massima cura dell’abbigliamento, dal momento che il freddo irrigidisce i muscoli e il caldo li affatica, tutte cose da evitare preventivamente. Ecco la parola magica, per il podista: “prevenzione”.

Perché lo abbiamo detto: è dura, la contrattura.

 

 

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