Storia della medicina…, podisticamente (1^ parte)

Da Filippide a Ippocrate

Si narra che alla fine della battaglia di Maratona, 490 a. C., venne dato incarico a Filippide di correre fino ad Atene, per comunicare ai cittadini la clamorosa vittoria, ma che, appena dato l’annuncio, questi vi morì. Sicuramente, per arresto cardiaco, diciamo noi. In quello stesso periodo, Ippocrate rivoluzionò il modo di fare medicina, sganciandola dalla filosofia e rendendola autonoma mediante il famoso giuramento che porta il suo nome.

Cosa può avere indotto Ippocrate ad impegnarsi così tanto nel settore medico, se non la morte di Filippide? Essa non era avvenuta in battaglia, ma per una causa sopravvenuta che, se conosciuta anzitempo, non avrebbe avuto quel danno irreparabile. Fu una vera e propria rivoluzione. Venne creata, professionalmente, la classe medica. Il giuramento di Ippocrate è un testo bellissimo, in gran parte mantenuto anche nel moderno.

“Giuro per Apollo medico e Asclepio e Igea e    “Consapevole dell’importanza e della solennità

 Panacea e per tutti gli dei e per tutte le dee,      dell’atto che compio e dell’impegno assunto,

    chiamandoli a testimoni, che eseguirò,                  giuro:

secondo le forze e il mio giudizio, questo             di esercitare la medicina in libertà e indipendenza

giuramento e questo impegno scritto: …              di giudizio e di comportamento; …

                     …                                                                                     …

 E a me dunque, che adempio un tale                     … di osservare il segreto su tutto ciò che mi è

giuramento e non lo calpesto, sia concesso            confidato, che vedo o che ho veduto, inteso o    di godere della vita e dell’arte, onorato degli         o intuito nell’esercizio della mia professione o in

uomini tutti per sempre; mi accada il contrario      ragione del mio stato.”

se lo vìolo e se spergiuro.”

Certo, il testo antico è più solenne, perché riflette lo spirito del tempo. In altre parole, Filippide non fu un semplice sprovveduto, che affrontò un impegno fisico notevole senza adeguata preparazione. Egli, pochi giorni prima, per svolgere il suo compito di “messaggero” (il termine preciso è “emerodromo”) aveva corso in una sola giornata 256 km. Però, con equipaggiamento leggero. Quella volta, a Maratona, era vestito da soldato e… con quell’abbigliamento e… dopo aver fatto il… riscaldamento con la battaglia, percorse i fatidici 40 km. E’ lo stesso Protagora, con il suo saggio ammonimento, ancora oggi ci suggerisce come risolvere certe nostre “malattie moderne”, quali l’uso eccessivo e distorto dei social:

“Le cose sacre non devono essere insegnate che alle persone pure; è un sacrilegio comunicarle ai profani prima di averli iniziati ai misteri della scienza.”

Cioè, sta dicendoci, da 2.500 anni, che prima di utilizzare i moderni mezzi di comunicazione, telefonini e quant’altro, avremmo dovuto avere adeguati insegnamenti. E che se non abbiamo potuto o saputo riceverli, questi insegnamenti, dobbiamo in noi stessi trovarne i rimedi.

Ippocrate, infatti, sosteneva che è congenito nel nostro corpo l’istinto della reazione e che esso va’ stimolato per guarire dalla malattia, la quale si verifica come fattore esterno che si insinua nel nostro organismo.

                                                                                    (segue…)

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