La conoscenza corporea del podista

A parte qualche caso specifico, chi di solito comincia a correre acquisisce col tempo, gradualmente, una notevole conoscenza corporea dovuta all’esperienza (leggi, infortuni…) che matura “sul campo”. Si potrebbe perfino studiare una scaletta di conoscenze, di cui ogni scalino rappresenterebbe un determinato e non troppo lungo periodo di tempo. Alla fine di questa “scala”, quando cioè il podista arriva in cima, egli si può dire che sia perfino in grado di affrontare con successo i test d’ingresso in Medicina! Volete mettere? Quale giovane maturando, ad esempio, conosce la sideremia, l’ematocrito, la sciatica, eccetera eccetera, meglio di un podista che si trova… in cima alla scala?

Si potrebbe perfino ipotizzare di preparare questa scala, determinando un periodo di 5 anni per ogni gradino, come si fa’ abitualmente per le varie categorie. E poiché chi arriva al podismo, nella maggioranza dei casi, vi arriva non da giovanissimo, si potrebbe iniziare dalla categoria M/F 35 fino a quella di M/F 70 e oltre, come nella tradizione dei migliori volantini.

M/F  35-40  – Patologie generali. Il corpo si deve adattare, risponde “a grandi linee”.

M/F 40-45 – Patologie particolari. Il corpo comincia a mandare segnali precisi, mai in precedenza avvertiti: si sono fatte le prime gare, i primi carichi intensi di allenamenti specifici. Magari si è partecipato già a qualche maratona.

M/F 45-50 – Prime patologie croniche. La conoscenza corporea del podista comincia a consolidarsi. Egli comincia a distinguere fra malanni acuti e cronici, se cioè un dolore è possibile curarlo o se deve rassegnarsi a una certa qual forma di condivisione, cercando di trovare nel prosieguo dell’attività un giusto equilibrio fra aspirazioni ancora legittime e necessità realistiche da valutare. Non è un caso che tale periodo sia detto della “maturità”.

M/F 50-55 –   Patologie croniche ormai conclamate. Il podista comincia ad essere uno specialista della materia podistica, in grado di estendere ad altri la sua competenza. E’ il periodo del logico e naturale proseguimento di quello precedente.

M/F 55-60 –  Patologie croniche “plurime”. Il podista è costretto a modificare in modo radicale il suo sistema di allenamento, cominciando a ridurre il numero delle sedute di allenamento settimanale, la loro durata e la loro intensità. I giorni di riposo non sono più “isolati”, ma tendono a costituirsi in “gruppi”, anche consistenti.

M/F 60-65 – Conoscenza corporea ottimale. Il podista è in grado non solo di rimediare ad un infortunio o ad una malattia, indicando la giusta terapia comprensiva dell’opportuna convalescenza da osservare per una rapida e completa guarigione; ma riesce anche a prevederne l’insorgenza da sintomi che agli altri risulterebbero insignificanti, ma che a lui subito appaiono come determinanti (possiamo senz’altro dire) per una definizione diagnostica.

M/F 70 e oltre – Conoscenza corporea ottimale e allenamenti quasi estemporanei e “calmi”, uniti alla ricerca di nuovi stimoli legati al podismo che possano rinverdire (se ce ne fosse bisogno) la passione per questo bellissimo sport, nonché l’incredibile soddisfazione di vedere che molti giovani comincino a correre.

La cosa bella è che il podista, a furia di avere a che fare con tutti i tipi di malanni possibili, impara ad amare il suo corpo e la vita in generale, come pochi esseri umani al mondo riescono a fare.

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