La corsa progressiva

Quando un podista legge una tabella di allenamento, prova sempre un lieve imbarazzo nel capire la sigla della corsa progressiva. Ed ha ragione. Contrariamente agli altri tipi di corsa, non esiste una concorde simbologia, per quanto riguarda la corsa progressiva. Ve lo siete mai chiesto? Se lo fate, vedrete che la corsa lenta è chiaramente CL, la corsa media è CM, quella veloce, CV; ma per la corsa progressiva come si fa’? Alcuni scrivono “progr.”, altri CP (potrebbe però confondersi col codice postale…), altri ancora vi rinunciano e lo scrivono per esteso “progressivo”. Insomma, forse perciò l’allenamento di corsa progressiva non è tanto amato dai podisti: se già nello scriverlo si hanno queste difficoltà! Eppure, è un tipo di allenamento molto utile, che non dovrebbe mai mancare nell’agenda del buon podista. Vediamo perché.

Innanzitutto, la corsa progressiva aiuta a migliorare la sensibilità ai ritmi. Quando in una gara il podista vuole cambiare ritmo, magari per staccare un avversario o per dare un’accelerazione, deve aver già vissuto, cioè allenato, certe sensazioni, che a volte sono di fatica vera e propria. Avere quindi questa capacità, è… un’arma in più. Poi, altra cosa molto importante, serve a dosare le energie. Spesso avviene che il podista parte veloce (stimoli vari, adrenalina, eccetera) e si ritrova ad essere abbastanza scarico nel finale, e a rallentare, nonostante magari abbia una ferrea volontà a non mollare. Inoltre, serve ad assorbire meglio gli allenamenti duri, quelli di velocità, in primis le ripetute. Quando infatti il podista deve svolgere un allenamento anaerobico, può avvertire, oltre alla fatica, una certa dose di ansia, derivante dalla natura intrinseca dell’impegno e dalla paura di non riuscire. Ma correre abitualmente un progressivo, gli consente di… conoscere già la materia. Infine, poiché nel progressivo si richiede nel finale uno sforzo suppletivo, serve anche nel caso si abbia in programma di affrontare nei giorni successivi un allenamento di fondo, ovverosia quando nel finale si dovrà far ricorso alle residue energie.

Come si deve correre un progressivo? Dipende dalla gara che si sta preparando. Il numero dei minuti complessivi dell’allenamento varia se si prepara una 10 km, una 21 km, o una maratona. Nel primo caso, un’ora; nel secondo, un’ora e 15’; nel terzo, un’ora e 30’. Lo schema tipo, poniamo di una 10km, potrebbe essere il seguente: 20’ CL + 30’ CM + 10’ CV = 1h. Diciamo “potrebbe”, perché dobbiamo sempre ricordare che ogni podista è un soggetto a sé stante, anche se certe realtà podistiche hanno una valenza generale. Ma è necessario che l’allenamento venga svolto su di un percorso rigorosamente misurato, ad ogni chilometro: il podista deve verificare i tempi di percorrenza in tutti i punti di riferimento, per ogni tipo di ritmo al quale sta correndo.

Quando si inizia l’allenamento di corsa progressiva, come si è visto, il primo tratto sarà di CL; tuttavia, è meglio fare sempre un po’ di riscaldamento, poniamo un 10’, specialmente se si corre al mattino presto, per consentire ai muscoli un “risveglio” meno traumatico. Così come alla fine, dopo i minuti in cui sarà dato tutto, ma proprio tutto, sarà opportuno far effettuare al fisico una sorta di “ritorno alla calma”, defaticando un 5/6’, come se fosse un recupero dopo una ripetuta di quelle lunghe. E poi, siatene certi, si avrà una incredibile sensazione di benessere. Sapete perché? Perché col progressivo avremo allenato, coi vari tipi di corsa, sia le fibre rosse (lente) che quelle bianche (veloci) e… il nostro corpo ci sta ringraziando!

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