Intervista a Gennaro Varrella

 

Entro in contatto con Gennaro Varrella, uno dei più valenti podisti che

annoveri la Campania. Tempo fa gli chiesi se fosse disponibile per una

intervista. Conoscendolo da qualche anno, ero sicuro della sua gentile

disponibilità. Infatti, eccoci qua.

 

 

 

  1. Sei nato a san Lorenzo Maggiore (BN), il 27-10-73 [notizie dal web].

Che rapporti hai con il tuo paese d’origine, con le tue radici? E’ una

domanda forse un po’ banale, ma la stima che ho della tua persona

mi fa’ pensare che tu affronti sempre le cose con il dovuto rispetto.

 

  1. Sono cresciuto nella piccola realtà di San Lorenzo Maggiore e ne vado orgoglioso, perché

     quell’ambiente ha forgiato il mio carattere, facendomi imparare che i risultati si hanno

     con molti sacrifici. Anche se a circa 20 anni ho lasciato la residenza del paese, ci torno

     sempre con affetto, perché le radici non si dimenticano.

 

  1. “La corsa al convento” è stato il tuo esordio nel podismo. Prima giocavi al calcio. In quale

ruolo? Scommetto in quello di centrocampista, dove si corre molto.

 

  1. Sì, la mia prima gara è stata “La corsa al convento”, nel 1988, fatta perché ero stufo di uno

     sport come il calcio in cui non riuscivo a esprimere le mie qualità e nel quale, purtroppo, a

     prevalere non era il merito. Comunque, sì, giocavo a centrocampo.

 

  1. Per soli 5”, il tuo personale sulla 10 km non è al di sotto dei 30’. Dove hai conseguito questo

pur brillantissimo risultato? E per te, è un “ricordo” o un “rimpianto”?

 

  1. Su pista, ad Avellino, conseguendo il titolo di campione regionale. E’ un “ricordo” bellissimo.

 

  1. La stessa domanda vale per la 21 Km. Questa volta, però, i secondi sono perfino di meno: 3!

 

  1. A Udine, nonostante il coinvolgimento in una caduta alla partenza. Anche di questa gara ho

     un “ricordo” bellissimo.

     L’unico rammarico è di non essere potuto entrare in un gruppo sportivo, ma della corsa, in

     verità, non rimpiango nulla, perché mi ha dato tanto ed è stata anche  un riscatto sociale,

     provenendo da una famiglia povera.

 

 

  1. Da qualche tempo hai intrapreso con successo l’attività di speaker, nella quale unisci bravura

podistica e capacità comunicativa. Da questa diversa “postazione”,come “vedi”il “panorama”

del podismo in Campania? Qual è la realtà vera e quali sono, secondo te, le prospettive future?

 

    

  1. Da circa 3 anni mi diverto a fare lo speaker. Mi sto preparando per… la pensione!

     Come vedo il podismo in Campania?  Come organizzazione e numero di atleti alle gare siamo

     ai vertici. Però, noto che fra tanti atleti, soprattutto amatoriali, c’è molta competizione e poco

     rispetto.  

 

  1. E in futuro cosa prevedi?

 

  1. [sorriso] Non eludo la domanda. Non lo so. Forse non lo voglio sapere.

     Mi piacerebbe che l’atletica fosse vissuta come la vivo io: impegno, lealtà e allegria. Ma,

     ripeto, vedo molta competizione e poco rispetto. Vedo molti atleti, specialmente amatori, che

     tendono la competizione come l’agognato superamento dell’avversario,non il conseguimento

     di un bel risultato quale logica conseguenza di fatiche e di allenamenti.

 

  1. Posso assicurarti che piaci a tutti; non come a certi campioni che risultano un po’ estranei o

distanti rispetto ai rapporti con gli altri atleti, specialmente se mediocri  (per non dire peggio)

amatori. In altre parole, qual è il segreto della tua simpatia?

 

  1. [altro sorriso]

 

  1. Posso rispondere io per te?

Il segreto della tua simpatia è la trasparenza. Cioè, tu appari agli altri podisti come sei:

serio (non serioso), comprensivo e disponibile. E a chi ti osserva viene il sospetto che per essere

forti nel podismo bisogna forse cercare di imitarti. 

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