Birillo e Bella, i cani del bosco di Portici

Ogni tanto vado con la mente al bosco di Portici, luogo dove ho… tras-“corso” molti dei miei giorni podistici, incontrando persone e situazioni che penso abbiano contribuito non poco ad arricchire la mia esperienza di vita, non solo sportiva. Persone, situazioni e… cani. Due in particolare: Birillo e Bella. Ben inteso, tralasciando tutti quei cani accompagnati dai loro padroni, con i quali non era possibile instaurare, come dire?, un rapporto personale. Ma con Birillo e Bella era diverso, per il semplice motivo che essi, nel bosco, ci… abitavano.

Bella era già molto anziana, quando presi a frequentare il bosco. Ed infatti “correva” poco, quasi per niente. Di lei mi colpì il fatto che era solita conservarsi sotto un leggero strato di terreno, gli avanzi… degli avanzi che qualche amico podista le portava. Era così anziana che calcolava ogni suo sforzo…! Birillo invece era molto più giovane: sempre allegro e scattante. Per usare un termine prettamente umano, era un “adolescente”, con quel suo modo curioso di zampettare intorno ai podisti, anche quando questi si allenavano intensamente. Nel caso poi che ci si attardasse sulla stuoia per effettuare qualche esercizio, si acquattava poco distante, fissandoci stupito; come se noi… si dovesse sempre correre.

Tanti bei momenti, quindi, tanti bei giorni e ottimi allenamenti, contrassegnati dalla gioia di vivere. Ma l’episodio che ricordo più volentieri, e che ancora racconto agli amici più assidui, è quello che vissi in un piovoso mattino autunnale. Quel giorno non potevo recarmi al bosco, per motivi lavorativi, né al mattino né al pomeriggio; per cui mi risolsi a correre intorno alle 5, nonostante una fitta pioggia, e su strada, dato che il bosco era ovviamente chiuso. Deliberai di correre una dozzina di km, un mio allenamento tipico, alternativo a quando non potevo andare al bosco. Solo che pioveva, pioveva… Mi “armai” di impermeabilino e via. A metà circa del percorso, passai per il bosco, che ovviamente e prevedibilmente era chiuso. Ma, appena superato il cancello, sentii l’abbaiare di un cane che mi inseguiva: era Birillo. Corse con me fino a casa…; ed io di tanto in tanto gli dicevo qualcosa, come ad esempio di ritornare al bosco a ripararsi… Però lui, niente… Intanto pioveva, pioveva… Giunsi infine a casa e m’infilai di getto nel portone. Ma sentii le unghie delle zampette di Birillo sui vetri del portone, come a dirmi: “Che fai, te ne vai senza salutarmi?”. Giuro, l’espressione, oltreché il gesto, era quella… “Oh, scusa, hai ragione…” Tornai indietro, gli fece una carezza sulla testolina, e lui andò via…

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