Le Olimpiadi nell’antica Grecia

 

Non tragga in inganno il titolo altisonante dell’articolo; qui non si vuole approfondire l’argomento a pochi giorni dall’inizio delle Olimpiadi; si vuole semplicemente dire qualcosa che ci accosti in modo simpatico e leggero, ma non banale, all’importante avvenimento. Tra l’altro diciamo cose abbastanza risapute e che vengono ripetute ogni quattro anni, fin dal 1986, allorché l’aristocratico francese Pierre de Coubertin le ripropose.

Tutto ebbe inizio nel 1776, quando l’archeologo inglese Rickard Chandier scoprì i resti dell’antica città di Olimpia, ma soprattutto nel 1829, quando sulla base di questa scoperta un gruppo di archeologi francesi iniziò lo scavo sistematico e scientifico di Olimpia, portando alla luce le clamorose testimonianze che sappiamo, tra cui la documentazione scritta, tramandatoci da Eratostene, dell’elenco dei vincitori di quella che, storicamente, deve ritenersi la prima Olimpiade: 776 a. C.; anche se l’inizio della causa che generò l’idea di svolgere i giochi olimpici è avvolta nel mistero di svariati miti. Quello maggiormente accreditato è quello del giovane Pelope, sacrificato dal padre a Zeus, ma da questi fatto ritornare in vita, perché impietositosi. Pelope allora, per la gioia della vita ritrovata, volle festeggiare istituendo, per l’appunto, i giochi olimpici, che divennero una cosa importantissima per tutti i greci, a tal punto che il loro territorio venne chiamato fin da allora Peloponneso, cioè “territorio di Pelope”.

Cos’altro sappiamo delle Olimpiadi? Sappiamo che le polis greche erano sempre in lotta fra di loro, ma che in occasione dei giochi cessava ogni tipo di ostilità, per almeno un mese, il periodo di tempo entro il quale si svolgevano le gare sportive. Sappiamo anche le “specialità”, che riflettevano chiaramente i costumi e gli usi del tempo, però forse ci sfugge il “programma” della manifestazione. Vediamolo in concreto, come se leggessimo un volantino dei nostri giorni:

1° giorno – cerimonia di apertura e giuramento degli atleti (giuravano sulla loro lealtà);

2° giorno – gare di corsa (200m, 400m, 5000m);

3° giorno – pugilato, lotta, pancrazio (un misto fra lotta e pugilato);

4° giorno – sport equestri (carri e cavalli);

5° giorno – pentathlon (salto in lungo, lancio del giavellotto, corsa, lancio del disco, lotta);

6° giorno – premiazione dei vincitori e cerimonia di chiusura.

Ci viene da pensare che le Olimpiadi nell’antica Grecia, fatte in onore degli dei, rivelino un aspetto religioso ben diverso da quello di tutte le altre religioni che si sono susseguite nella storia. Mentre infatti tutte pongono l’accento sull’aspetto spirituale, distinguendolo da quello corporale e terreno, i greci ci dimostrano con le Olimpiadi che tenevano in grandissimo conto l’aspetto del corpo umano, ritenuto come dono della vita elargito dalla divinità da glorificare nel nome dello sport. Sicuramente per questo, gli atleti gareggiavano completamente nudi, per simboleggiare la loro purezza nella loro espressione più naturale. Unico rammarico, ma lo diciamo con… gli occhi della modernità, le donne non erano ammesse come spettatrici. Altri tempi, certo.

Le Olimpiadi antiche si svolsero fino al 393 d. C., fino a quando l’imperatore Teodosio, su richiesta dell’arcivescovo Ambrogio di Milano, le soppresse per sopravvenuto malaffare e corruzione. Oddio, quanta analogia con l’attualità….

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