Il calo di ferro

In tutti i podisti, soprattutto in quelli di resistenza, è possibile si verifichi il calo di ferro. Pensiamo sia superfluo soffermarsi su cosa sia il ferro e sull’importante funzione che esso svolge all’interno dell’organismo umano; basti dire che è un costituente essenziale dell’emoglobina, nonché della mioglobina, e che pertanto è legato al trasporto dell’ossigeno nel sangue.

A dire il vero, non tutti gli studiosi sono concordi nel ritenere che il calo di ferro sia riconducibile, in assoluto, ai podisti, cioè ad atleti bene allenati e abitudinari, perché è possibile si verifichi che in un atleta impegnato in prestazioni faticose il livello del ferro si mantenga inalterato, anzi, che un qualche suo elemento ne tragga perfino giovamento. Ma diamo per scontato che il  calo di ferro sia una evenienza molto frequente nel podismo e cerchiamo di dare qualche suggerimento per prevenirlo.

I sintomi che segnalano un eventuale abbassamento del livello del ferro nel nostro organismo (che è consigliabile sia nelle donne di 37-147 ug/dl e negli uomini di 59-158 ug/dl)) sono mal di gambe, mal di testa e spossatezza, anche in stato di riposo. La condizione rappresentata può accentuarsi in un periodo durante il quale la temperatura è abbastanza elevata, come avviene fin dai mesi che precedono l’estate. In questi casi è consigliabile, in un certo qual modo, prevenire eventuali cali di ferro, assumendo in dosi blande farmaci che contengano il prezioso minerale. In commercio ne esistono di svariati. Facciamo un esempio. Se nei mesi freddi assumiamo una compressa di ferro una volta ogni quindi giorni, nei mesi caldi ne faremo un uso settimanale. E poi, a parte le feci scure e verdastre che espelleremo, non registreremo disagi di sorta. Perché le carenze di ferro comportano riduzioni della concentrazione di emoglobina nel sangue e come conseguenza interferiscono nella capacità prestativa dell’atleta, condizionandola in modo consistente. Naturalmente, si deve fare attenzione a non intervenire aumentando il ferro, pensando che l’organismo ne abbia bisogno, poiché si potrebbero verificare problemi anche gravi di cui il sovradosaggio potrebbe essere… il meno serio. Ma proprio per meglio orientare il podista nella sua giusta e preoccupata osservazione dell’argomento, indichiamo dei dati generali che possano costituire un primo accostamento alla materia non del tutto banale.

La carenza di ferro nei podisti può dipendere da:

       A – apporto inadeguato

       B – cattivo assorbimento

       C – aumento delle perdite

Il punto A riguarda, evidentemente, l’alimentazione. Il punto B richiede, effettivamente, un’attenta disamina delle condizioni fisiche del soggetto e se è posta in essere una qualche patologia. Il punto C si riferisce, in particolare ma non solo, alle donne nel periodo mestruale.

Le condizioni generali e normali del ferro sono:

  • sideremia, < 70 ug/dl
  • ferritina, < 50 mg/dl
  • transferrina, >200 mg/dl

Ma a cosa corrispondono queste “voci”? La “sideremia” è la concentrazione di ferro nel sangue. La “ferritina” rappresenta i depositi di ferro nell’organismo. La “transferrina” è una proteina che ha il compito di trasportare il ferro nell’interno degli organi.

 

 

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