Ciclismo e podismo in pedalata e falcata

E sempre esistita, nel ciclismo e nel podismo, una speciale tentazione, quella di uniformare i due gesti, o almeno quella di dare loro, nell’effettuazione di allenamenti mirati, un preciso e specifico contributo. A tal punto che al riguardo si potrebbe indicare nella pratica del duathlon un tentativo neanche troppo nascosto di “conciliare” i due gesti. Ma le differenze ci sono, e ben visibili, basti pensare al lavoro delle braccia; nel ciclismo di supporto, nel podismo di contorno. Soprattutto, è nel lavoro dei piedi, che si concentrano le attenzioni, dato che in entrambe le occasioni occorrono, come si suol dire, le gambe… Però, esistono delle sostanziali differenze sulle quali è forse meglio insistere, a causa del particolare e drammatico periodo da “coronavirus” che spinge molti podisti a ripiegare sul tapis roulant, sia nel caso lo si abbia, sia a rammaricarsene in mancanza.

Nel ciclismo, i muscoli delle gambe lavorano solo in spinta, in modo concentrico (cioè si accorciano per accumulare energia e per trasmetterla). Nel podismo, i muscoli delle gambe lavorano “anche” in modo concentrico (cioè dopo essersi allungati, in modo eccentrico, nella fase dell’appoggio). Non è una cosa da poco. Infatti, nel gesto della pedalata, il peso corporeo “passa” attraverso la bici e arriva al terreno, esaurendosi. Nel gesto del podismo, invece, questo “scarico” di un piede non si esaurisce nello sforzo compiuto, ma si completa con la quasi concomitante azione di un altro. Ne consegue, per il ciclismo, la necessità di prolungare lo sforzo al fine di ottenere i medesimi benefici in relazione allo sforzo impiegato nel podismo. Tradotto, significa che un’ora di podismo equivale ad almeno due ore del ciclismo, in termini di energia impiegata e di… calorie bruciate.

Ci sarebbero, inoltre, altri fattori che determinano ulteriori differenze fra pedalata e falcata, quali ad esempio la “dotazione” della sella e la “discesa”, nel ciclismo; due elementi del tutto “assenti” nel podismo. La sella, è superfluo rimarcarlo, comporta un’indubbia possibilità di “riposo”, o quanto meno di risparmio energetico che dir si voglia. Così come l’affrontare un tratto di percorso rigorosamente in discesa, laddove per evitare l’estrema velocità si deve perfino rallentare…

Comunque, per ciclismo e per podismo, vale sempre il detto: “Meglio correre che stare fermi!”

 

 

 

 

 

 

 

 

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