Il futuro campione

Come fare per individuare in un giovane atleta, praticante di una qualsiasi disciplina, il futuro campione? Ce lo dice la rivista “Mente & Cervello”, tramite Jea-Peters Janssen, che ha riportato alcuni studi psicologici sulle motivazioni che spingono un atleta ad emergere.

Indubbiamente, deve avere una predisposizione naturale e particolare, quella che comunemente viene chiamata “talento”. Ma questa predisposizione innata, lasciata sola o trascurata, non basta, occorrono anche intelligenza e carattere. Vediamo nel dettaglio i risultati dell’indagine.

Innanzitutto, il futuro campione dovrà essere dotato di un elevato tasso di intelligenza. Non sono mai esistiti campioni stupidi, non in grado cioè di affrontare nella pienezza dei propri mezzi cognitivi le situazioni che si frappongono alle problematiche collegate agli allenamenti, alle gare, ai risvolti anche improvvisi che caratterizzano le loro carriere sportive. D’altronde, l’intelligenza consiste proprio nel trovare soluzioni alle difficoltà e presuppone la capacità dell’individuo di elaborare strategie operative anche fuori dall’ordinario e di possedere un carattere estroverso, che poi lo fa’ emergere dal gruppo, determinandone una riconosciuta leaderschip. Questa nuova condizione però, affinché venga oltreché riconosciuta anche mantenuta, necessità di una quasi maniacale costanza e forte determinazione nell’applicare il programma di allenamento. Tutto ciò, sarà visto e magari travisato come possedere un temperamento aggressivo, molto al di là di quello preventivabile nella pratica sportiva. E’ possibile che ciò accada nella vita quotidiana del futuro campione, sia nei riguardi dello sport, sia nei rapporti con gli altri in generale. Ma deve essere considerato come condizione particolare e necessaria di un individuo in formazione, perché l’aggressività si libera nei riguardi dell’oggetto della prestazione sportiva, trova il suo naturale sviluppo nell’ambito della prestazione sportiva, e non afferisce certamente le tematiche etiche e civili della convivenza sociale. Spesso si ha la tendenza a cedere parte della propria spontaneità, pur di non contravvenire a quello che si pensa debba essere il corretto e riconosciuto standard di comportamento sia dello sportivo che del cittadino. Ecco che allora, nel futuro campione, emerge il suo voler essere anticonformista, che non vuole significare rottura degli schemi, ma tentativo di realizzare veramente e liberamente ciò che sente nel profondo della sua motivazione. Il suo essere anticonformista lo rende perciò libero di esprimersi, dandogli quella impressione di agire in piena autonomia, che è la condizione ottimale per utilizzare tutte le sue risorse, anche quelle a carattere emozionale. E’ del futuro campione, infatti, sia la grande capacità di sopportazione del dolore, sia  la grande capacità del controllo emotivo, caratteristiche dell’individuo abituato (e allenato…) a ritrovarsi sempre in situazioni stimolanti con quelle condizioni mentali che esulano dai canoni riconosciuti e stabilizzati dalle “convenienze” e dalle “convinzioni” sociali.

Le caratteristiche elencate, frutto di un lavoro serio e approfondito, sembrano confermare quello che si è sempre detto e saputo, almeno fra noi podisti, e che cioè per correre  forte (per poi magari ottenere certi risultati) non basta avere buone gambe, ma ci vuole pure la testa!

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