I calzini nel podismo

 

Se la scarpa è il classico abbigliamento indispensabile nel podismo, il calzino ne è l’altrettanto indispensabile corollario, perché il suo uso ha una duplice importantissima funzione: evita frizioni della pelle del piede in grado di causare fastidi di notevoli portate e consente l’assorbimento del sudore nell’esercizio della corsa. Sarebbe il caso di dire, “provare per credere”. Provate infatti, qualche volta, ad allenarvi senza indossare i calzini. Alla fine della corsa, avrete i piedi con vesciche e… il naso aggredito da effluvi sui quali è meglio sorvolare!

Fatto quindi un doveroso omaggio ad un abbigliamento spesso trascurato negli acquisti programmati dal podista, che delle scarpe sa tutto (categorie, durata dell’uso, materiali che la compongono, marche…), andiamo un po’ a curiosare sui calzini. Intanto, la parola “calza”, proviene da “calcius” (calcagno), detto così perché è quel vestimento che si approssima al calcagno e che parte dal piede fino ad arrivare al ginocchio.

I materiali usati per la loro fabbricazione sono “tecnici” (teflon, colmax), per consentire al piede la tanto importante e ricercata traspirazione; essenzialmente, una sintesi di poliamide e poliestere. Devono avere dei rinforzi nelle parti più soggette alle sollecitazioni della corsa, cioè al tallone e alla punta delle dita. E non devono avere cuciture interne, ovviamente, per evitare eventuali sfregamenti. Una curiosità: perché si dicono “di spugna”, anche se sono in cotone? Detto che ciò vale anche per gli asciugamani, per esempio, bisogna dire che dalla lavorazione del cotone, fuoriescono numerosissimi e piccolissimi “cappi”, i quali danno alla calzatura sofficità e assorbono il sudore. Ed è proprio per questa loro caratteristica di assorbire il sudore, come se fossero una spugna, che sono chiamati così.

Ultimamente, si vedono sempre più frequentemente numerosi podisti che usano i calzini cosiddetti “a compressione graduata”, una calzatura che parte dal piede e arriva al ginocchio. Questo abbigliamento si prefigge lo scopo di ottenere una migliore ossigenazione del sangue attraverso il ritorno venoso del polpaccio privato delle tossine. Infatti, se si “preme” una qualsiasi parte del corpo, il sangue sarà sottoposto ad una pressione che ne farà favorire “uno scatto in avanti”, come quando si schiaccia un palloncino che si è riempito d’acqua. Avverrebbe quindi una sorta di “rigenerazione affrettata” della parte interessata, avendo favorito e accelerato il meccanismo fisiologico naturale. Ma gli effetti positivi dell’ossigenazione così ottenuta non sembrano tali da giustificare l’uso dell’indumento in oggetto, almeno per un atleta dalle normali condizioni. Forse, si verifica solo una sensazione di sollievo, al pari di quelle soluzioni ortopediche utili per il sostegno del ginocchio. Comunque, se si pensa al “peso” dei calzini a compressione dopo che si è prodotto il sudore durante la corsa (a volte veramente consistente), vien da dire che il gioco non vale proprio la candela (tra l’altro, costano anche di più…).

Certo, la ricerca di soluzioni tecniche per gli abbigliamenti podistici, va’ approvata e seguita con interesse, visti anche i notevoli progressi fatti registrare negli ultimi decenni. Ecco perché siamo sempre attenti alle novità che possono essere utili a chi ama il podismo in tutti i suoi aspetti.

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