Come siamo messi col certificato medico?

In un periodo molto particolare come l’attuale, in cui è difficile perfino pensare ad un ritorno alle nostre abituali condizioni di vita e di attività, il podista amatoriale viene preso da diverse perplessità, e si pone qualche domanda… Ad esempio si verifica, come sappiamo e vediamo, che purtroppo non si partecipa più alla classica garetta domenicale, per ovvi motivi. Fatte salve alcune sporadiche manifestazioni di cross e pista in merito alla svolgimento dei campionati regionali e, in qualche caso nazionali, nulla si muove in ambito podistico. Solo, appunto, queste sporadiche manifestazioni, una volta gioielli dell’intero movimento, ciliegine sulla torta, e ora declassate al rango di manifestazioni uniche, svolte per dare un segnale di sopravvivenza, manifestazioni che annoverano pochi e spaesati concorrenti, competizioni per altro dedicate alle Categorie Giovanili e Assoluti, con una sparuta presenza di amatori master… Nel frattempo, i mesi passano e… scade il certificato medico…, notoriamente obbligatorio nella sua cadenza annuale… Come ci si deve comportare, in questo caso? Cioè, cosa  deve pensare e fare il Master nell’occasione: organizzarsi per munirsi del certificato medico, oppure aspettare ancora, visto che di gare neanche a parlarne?

Siamo persuasi che alla maggioranza dei podisti amatoriali sia scaduto, dopo un anno di lockdown, il certificato medico e che a molti di costoro, ovviamente, si è posto il dilemma circa il cosa fare. Da un lato, potrebbero anche sfidare (nei limiti della liceità) le zone rosse e le misure restrittive, pur di procacciarsi il tanto agognato certificato medico. Ma da un altro lato “correrebbero” il rischio di farlo ammuffire nel classico cassetto. Al dispiacere di non potere ancora partecipare a qualche gara, si sommerebbe il fastidio di aver impiegato comunque inutilmente tempo e denaro. Un certificato medico, infatti, mediamente viene a costare una cinquantina di euro, che non è una somma rilevante, ma neanche insignificante; specie di questi tempi… E poi, il medico sportivo potrebbe anche non trovarsi sotto casa… Insomma, è un problema.

In ultimo, il podista amatoriale potrebbe aver provato un certo disagio al solo pensare di dovere gareggiare, sia pure per i primi 500 metri, con la mascherina…; lui che notoriamente trova sia faticoso anche il solo camminare, con la mascherina. Questa regola, introdotta dalla Fidal per andare nella direzione del protocollo da adottare per lo svolgimento delle gare in sicurezza, unita all’esiguità delle manifestazioni in calendario (nell’anno scorso si sono svolte, tra cross e pista, al massimo 3 gare…), sicuramente scoraggia il podista, lo demotiva… E non lo si può certamente tacciare di scarsa passione per l’Atletica.

Può subentrare anche un senso di colpa, al povero podista: pensare tanto al certificato medico, mentre tutti ragionano di vaccino…, può non sembrare a tutti, e soprattutto a sé stesso, la più nobile delle occupazioni.

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