Correre di sera

A volte il podista, per scelta o per costrizione, corre di sera. Nulla da dire sulla costrizione, perché il podista, nella stragrande maggioranza dei casi, è il “terminale” di una situazione familiare e lavorativa, spesso indispensabile per la buona conduzione sia dell’una che dell’altra cosa. Qualcosa da ridire, invece, avremmo sulla scelta, come adesso scriveremo.

Una delle regole fondamentali del podismo, forse la più importante, è che ogni podista è un fatto eminentemente soggettivo. Sono troppe le variabili che concorrono alla sua formazione, il momento in cui approda all’attività: età, sesso, storia sportiva pregressa, tipo di lavoro, caratteristiche fisiche e mentali, tempo disponibile, determinazione (o meno…), eccetera. Per cui, se un podista sceglie di correre di sera, merita tutto il nostro appoggio e rispetto. Però, è indubitabile che correre di sera, rispetto al correre di mattina o di pomeriggio, presenta delle differenze e delle particolarità di cui bisogna tener conto. I criteri che rispondono delle differenti condizioni sono quelli che si riferiscono alla “fisiologia”, all’ “alimentazione” e alla “sicurezza”.

Cominciamo dalla “fisiologia”. Se il podista, al mattino, ha il problema di svegliarsi, cioè mettere in moto in maniera organica e accettabile il proprio metabolismo e se al pomeriggio deve imparare a calibrare il momento più o meno preciso dell’allenamento in modalità di esecuzione, è indubbio che alla sera non può non arrivare che con un accumulo di “tossine” molto diverse da quelle da lui magari tanto ricercate, quelle… scaturienti dall’acido lattico. Quando inizierà l’allenamento, avrà nei suoi muscoli e in tutto il resto già depositato una certa dose di stanchezza che marcherà in modo anche rilevante la sua prestazione. Tuttavia, ci sono dei casi che favoriscono la scelta del correre di sera e che quasi la impongono. Per esempio, se ci si prepara per una 100 km, bisognerà adattare il proprio corpo, tra le altre cose, a correre al buio, più che di sera, di notte. E quindi la scelta appare ponderata. Come anche il caso di chi abbia programmato, come obiettivo principale di una stagione agonistica, il partecipare a meeting, che notoriamente si svolgono di sera. O comunque che abbiano in mente, durante la stagione estiva, di partecipare alle numerose stracittadine-sagre paesane che si effettuano sempre a sera inoltrata.

Veniamo all’ “alimentazione”. Il podista abituale è consapevole che la sua corsa, meglio, la sua giornata deve essere sempre “condita” da un’alimentazione equilibrata. Correre di sera comporta l’alimentarsi comunque dopo l’esercizio fisico, per integrare le energie profuse e per regolarizzare l’alimentazione complessiva dell’intera giornata trascorsa. Però, mangiare in modo consistente prima di andare a letto, può significare compromettere il riposo notturno, assolutamente indispensabile nella fase di recupero. E allora? Qui subentra la soggettività del podista. Egli deve sempre ricordarsi che, nell’intero arco delle 24 ore, dovrà assumere, (decida lui come) un 60% di carboidrati, un 20% di proteine e un 20% di fibre. In ogni modo lui voglia regolarsi, sappia che una cena leggera, molto leggera, dopo la corsa serale è indicata, se non altro per non far lavorare troppo l’apparato digerente, che sarebbe un assurdo: tutto il corpo riposa, mentre lo stomaco no! Il podista in oggetto avrà fatto bene ad assumere in precedenza soprattutto i carboidrati, riservandosi per il post allenamento le proteine (tanto hanno tempi di digeribilità intorno alle 7 ore) e la frutta, che avendo un contenuto di zuccheri e di acqua consistente, gonfia ma non appesantisce.

Infine, la “sicurezza”. E’ sempre un problema, la sicurezza, per il podista: sempre. Perciò l’abbiamo messa alla fine, affinché si presti la necessaria e doverosa attenzione. Dobbiamo continuamente ricordarci che un nostro infortunio non dovuto alla corsa, ma ad un incidente, guasterebbe la nostra vita e quella dei nostri cari. Quindi, sicurezza, sicurezza, sicurezza. La prima cosa da fare, per chi programma allenamenti al buio, è munirsi di materiali catarifrangenti. Sembra una cosa banale, però può succedere che ci si senta ingombranti con certi accessori, specialmente in previsione di un allenamento in cui si ricerchi una velocità di esecuzione del gesto. Ebbene, è meglio rinunciare a simili velleità. Punto. Un altro espediente è quello di correre in gruppo, magari un gruppo ridotto di persone: essere in tre o quattro (o anche di più) aiuta “gli altri” a vederci. Insomma, in questi casi, vediamoci i fatti nostri!

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